Il Tribunale deciderà definitivamente sull’imposta solo il 21 gennaio, cinque giorni prima della scadenza
Sabato 3 gennaio 2015 – 14.30
L’assurdo criterio Istat della montanità a 600 metri di altitudine del municipio non è sostenibile e non può essere adottato per definire i Comuni dove si paga l’Imu sui terreni agricoli e dove no.
Lo ha detto il Tar Lazio nella sentenza che sospende il decreto relativo all’Imu sui terreni agricoli. Una “sospensiva” del giudizio con il rinvio della decisione finale al 21 gennaio 2015, cinque giorni prima della scadenza del pagamento, rinviato dal 16 dicembre al 26 gennaio dopo la mobilitazione di Anci e Uncem recepita positivamente da molti Parlamentari.
Il decreto contesta proprio il meccanismo dell’altitudine individuato come criterio per il pagamento (dai 281 ai 600 metri slm, considerata la casa comunale, l’esenzione dal pagamento vale solo per i coltivatori professionisti), già bocciato da Uncem nel 2008 quando l’allora Ministro degli Affari regionali era intenzionato a utilizzarlo per definire la montanità del Paese, contro ogni logica geomorfologica, culturale, antropologica. Oggi l’Istat e chi ha redatto il decreto sull’imposta municipale sui terreni agricoli nei Comuni montani ricadono nell’errore, grossolano, che di fatto pialla la montagna.
“Uncem – afferma il presidente della Delegazione piemontese Lido Riba – continuerà a opporsi a chi con squadretta e goniometro vuole classificare la montagna: vada a Cuneo, a Domodossola e poi negli Appennini toscani o marchigiani per capire che la montagna, anche nella stessa regione, è profondamente diversa”.
Positivo dunque il giudizio del Tar: vi sono terreni, in un Comune che ha il municipio a 500 metri, posti ben oltre i 600, non certo vicini alla piazza centrale. Il municipio, in un Comune posto in una valle alpina, è solitamente nel nucleo posto più in basso: le frazioni, i borghi, il territorio si estendono a monte, sui versanti. Un monito anche per chi oggi vorrebbe applicare “la montanità dei 600 metri” per riscrivere norme e sgravi che consentono di vivere e lavorare nelle Terre Alte. Al centro della sentenza del Tar anche i tempi del decreto, troppo stretti per mettere i Comuni nelle condizioni di programmare le entrate che devono di fatto compensare i 360 milioni di tagli statali da compensare appunto con il maggiore introito di Imu legato alla nuova aliquota sui terreni agricoli. Se il Tar confermerà il 21 gennaio la sospensiva del pagamento il Governo dovrà trovare il modo per compensare i 4mila Comuni italiani che si sono visti tagliare i fondi statali in cambio di un gettito che non arriverà nelle casse.
Il tema Imu sarà al centro dell’incontro dei sindaci delle Terre Alte che da tutt’Italia arriveranno a Montecitorio il 12 gennaio.
“Il pronunciamento del Tar conferma le ragioni per le quali oltre 170 deputati avevano chiesto al Governo di riprendere in mano la questione evitando di scaricarla su contribuenti e Comuni. La riunione indetta dall’intergruppo montagna del Parlamento con i sindaci montani per lunedì 12 gennaio cade quindi appropriata, e spero sia l’occasione decisiva per risolvere la vicenda”, commenta l’on. Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem e presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo sviluppo della Montagna.
Intanto, i Comuni montani piemontesi – assieme a quelli toscani, emiliani e campani – stanno approvando l’ordine del giorno inviato dall’Uncem per chiedere al Governo e al Parlamento di eliminare l’Imu sui terreni montani; le delibere, sottoscritta da Giunte e Consigli comunali, vengono inviate anche sulle caselle mail del Presidente del Consiglio, dei Ministri degli Interni, degli Affari regionali e dell’Agricoltura, del Sottosegretario Delrio e del Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus.